ALESSANDRO MANZONI

I PROMESSI SPOSI

EDIZIONE INTEGRALE COMMENTATA A CURA DI STEFANO MOTTA

Curata da uno dei più originali studiosi manzoniani della nuova generazione e progettata in occasione del Centocinquantenario della morte di Manzoni (1873), questa edizione integrale accoglie le ultime importantissime acquisizioni della filologia e della critica letteraria, trasporta gli studenti seduti accanto a Manzoni mentre lavora al romanzo, e costituisce lo stato dell’arte delle edizioni scolastiche dei Promessi sposi.

ALESSANDRO MANZONI: I PROMESSI SPOSI - EDIZIONE INTEGRALE COMMENTATA A CURA DI STEFANO MOTTA

Un ricchissimo apparato di approfondimenti, esercizi e pagine critiche mette a disposizione dei docenti risorse e percorsi adatti ai bisogni e ai talenti unici di ciascuna classe e di ogni studente. Il libro è accompagnato dai documentari video di Backstage Manzoni, accessibili tramite QR code, per un coinvolgimento davvero immersivo nel mondo dei Promessi sposi, sulle tracce di Renzo e Lucia e dietro le quinte del romanzo.

ALESSANDRO MANZONI: I PROMESSI SPOSI - EDIZIONE INTEGRALE COMMENTATA A CURA DI STEFANO MOTTA

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

Se mai vi capitasse di morire, e se finiste in Purgatorio (io non conosco i vostri difetti né le vostre virtù, ma insomma…), e se vi capitasse di essere destinati all’ultima balza (ci sono i lussuriosi, se vi interessa), potreste incontrare un signore dal viso lungo, gli incisivi un po’ grandi, quasi cavallini, l’attaccatura alta dei capelli e il naso volitivo [qui gesticolo toccando la scultura].

“Signor conte…”

“Ma che conte e conte. Chi siete? Cosa volete?”

“Mi scusi se la disturbo, signor Manzoni: l’ho cercata per tutte le sette balze. Sia compiacente, anche in grazia del mio gravoso mestiere…”

“Che sarebbe?”

“Il professore. Di Lettere. Devo parlare di lei agli studenti di oggi e, le assicuro, è difficile. Dicono che lei è un mattone, per di più è poco attuale e divertente, e puzza di incenso…”

“Come?”

“Sì, dico, hanno ragione i ragazzi a pensarla così. Veda, caro professore, la mia peggiore disgrazia è di essere finito sui banchi di scuola e fra le vostre grinfie”

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“Hanno ragione”

Così inizia il suo saggio, Manzoni in Purgatorio, il celebre critico e studioso Angelo Marchese.

E lo so, è strano iniziare con questa citazione per presentare proprio un’edizione scolastica dei Promessi sposi, un libro che dovrà andare sui banchi di migliaia – si spera – di studenti di tutta Italia.

Ma è così, non ci si può fare niente. L’Italia è piena di adulti che dicono: “Ho odiato i Promessi sposi a scuola e li ho riscoperti e apprezzati da grande”.

O forse no. Io sono un po’ stanco di questa cosa, perché la scuola è piena di insegnanti bravi che amano e fanno amare Manzoni, e Manzoni sa e può essere ancora e sempre molto interessante.

Abbiamo cercato di lavorare a questo libro proprio con questa convinzione.

Cosa vi troverete?

Il testo del romanzo per intero, tutto di fila, Introduzione e i trentotto capitoli, con le note ma uno dopo l’altro, non interrotti da schede, esercizi, approfondimenti, excursus e altri elementi di disturbo. I Promessi sposi non sono un libro di scuola: sono un romanzo. Nessuno legge un romanzo facendo la scheda del capitolo tale, o l’analisi del capitolo talaltro. A dire il vero nessuno legge nemmeno un romanzo un’ora alla settimana, sempre alla stessa ora. Il bello di una storia, quando piace, è che la si legge d’un fiato, senza interruzioni. I Promessi sposi hanno tutto per piacere: ecco perché desideriamo che lo si rilegga come un romanzo.

Manzoni l’ha pensato come un romanzo illustrato. Ma le xilografie che ha inserito nella Quarantana (per esigenze di antitaccheggio, diciamo così), non sono solo di bellezza: possono aiutare a comprendere il testo (in questo sono un validissimo supporto per una didattica inclusiva che parli a diversi stili di apprendimento), ma talvolta dicono di più del testo, talvolta dicono addirittura qualcosa di diverso, qualche altra volta contengono un piccolo enigma: in questo libro le trovate analizzate, impaginate come se fossero uno storyboard cinematografico, e indagate anche nei loro dettagli meno conosciuti. Ho l’ambizione di dire che nessuno finora, in nessuna edizione scolastica (e non solo) ha compiuto un lavoro come quello che troverete qui.

Lo potete leggere anche così il romanzo, “scorrendo come alla moviola le pagine”, dice Piero Gibellini in quest’altro saggio: fatelo, e scoprirete una storia diversa da quella che comunemente si racconta.

Ogni capitolo è accompagnato da un QR Code, che rimanda ai filmati di quello che abbiamo chiamato “Backstage Manzoni”: un vero e proprio dietro le quinte del romanzo. Siamo andati sui luoghi dove si svolgono gli avvenimenti raccontati, seguendo i passi di Renzo e Lucia, e degli altri protagonisti della storia. Che tu lo stia leggendo a Lecco, a Milano, a Torino, a Roma, a Napoli, a Cagliari, il Resegone ti comparirà davanti, vedrai l’Adda, la stradicciola dove don Abbondio incontra i bravi, il lazzeretto…

E vedrai Manzoni al lavoro. Ci siamo messi dietro le sue spalle, cercando di sbirciarlo mentre pensava e scriveva il romanzo. Abbiamo usato le sue lettere, i suoi manoscritti, le testimonianze contemporanee, per raccontare non solo la storia di Renzo e Lucia ma anche la storia di Alessandro che scrive la loro. È affascinante vedere uno scrittore all’opera, capire cosa ha corretto, cosa ha aggiunto, cosa ha tolto….

Abbiamo dato un taglio filologico alle schede di approfondimento: la filologia talvolta è affascinante e avventurosa come l’archeologia, e anche se io non sono Indiana Jones, in questo libro do conto delle più recenti scoperte che cambieranno il modo di raccontare i Promessi sposi. Perché a Lecco è conservato un manoscritto che testimonia che il Fermo e Lucia in realtà non esiste. O meglio…: ma non ve lo dico qui. Ve lo racconto qui.

E tutto questo l’abbiamo fatto in jeans.

Lavorando alla copertina abbiamo scelto un’immagine potente e insolita. Avremmo potuto riprodurre uno dei famosi ritratti di Manzoni, o utilizzare una delle illustrazioni ispirate al romanzo, la foto di una sua statua, o un qualche scorcio paesaggistico. Abbiamo scelto Manzoni in blue jeans, dell’artista di origini camerunensi Francis Nathan Abiamba, nel mondo dell’arte Afran.

Appartenente a una collezione privata, la scultura di Afran è stata esposta a Villa Manzoni a Lecco, e ha rappresentato l’immagine-simbolo dell’edizione 2016 del festival “Lecco città dei Promessi Sposi” e del “Maggio Manzoniano Merate” (2018).

I suoi lavori sono stati esposti alla Triennale, alla Permanente e alla Galleria San Fedele di Milano, all’EXPO 2015, a Toronto, Montreal, Chicago, New York. Ha portato le sue sculture in jeans a Pitti Immagine Uomo 2016. Ha dipinto le pareti del “Fourghetti” di chef Bruno Barbieri a Bologna. Ha popolato la Biennale di Venezia 2022 con i suoi “funghi social”.

Manzoni ha la stessa comoda ruvidezza del denim usato da Afran per questo suo busto, la stessa resistenza al tempo e alla fatica, la confidenza quotidiana che si accresce lettura dopo lettura, l’eleganza non affettata di una “rettorica discreta, fine, di buon gusto”, la sfrontatezza di essere sempre giovane, il coraggio di essere sempre attuale.

“Quelli che mi lasciano proprio senza fiato – dice il giovane Holden Caufield di Salinger – sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.” Abbiamo cercato di avvicinarlo così, Alessandro Manzoni, con la confidenza che è concessa tra gli amici. Per questo non lo abbiamo voluto in giacca e cravatta, in marmo su piedistallo, ma in jeans.